Oggi voglio condividere con voi un'iniziativa davvero carina riguardo LUSH e Pet Levrieri Onlus, vediamo di cosa si tratta!
“NON FACCIAMO LE CORSE!”:
LUSH CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEI LEVRIERI
La nuova crema Charity Pot di Lush sostiene l’iniziativa di Pet Levrieri Onlus per dare una vita serena e protetta ai greyhound e ai galgo, sfruttati e maltrattati nelle corse e nella caccia a vista.
Lush, il brand di cosmetici freschi e fatti a mano, sostiene il progetto “Non facciamo le corse” promosso da Pet Levrieri Onlus. Acquistando la crema Charity Pot (Sua Bontà) di Lush, si potrà infatti sostenere un’iniziativa che intende dare una nuova vita, serena e protetta, ai greyhound e ai galgo che sono stati sfruttati e maltrattati nelle corse e nella caccia a vista in alcuni paesi del mondo, anche europei.
Si stima che, ogni anno, 70.000 levrieri vengano uccisi in vario modo, in Irlanda, Regno Unito e Spagna, dopo una vita generalmente infelice.
In Spagna ed Irlanda i levrieri, cioè galgo, greyhound e lurcher, sono costretti a un’esistenza fatta di maltrattamenti e crudeltà e decine di migliaia di loro sono massacrati ogni anno. In questi paesi, questi cani non sono generalmente considerati animali d’affezione, ma bestiame o beni agricoli. Pet Levrieri intende valorizzare i levrieri come pet ovvero far conoscere, promuovere e valorizzare tutte le esperienze di terapia che mostrano come questi cani possano aiutare in maniera eccellente le persone in difficoltà.
Pet Levrieri Onlus si occupa di denunciare la reale situazione dei levrieri in Europa, di darli in adozione e di valorizzarne le qualità come compagni dell’uomo e collabora con le associazioni che a livello europeo si impegnano per porre fine alle corse per fini di lucro e alla caccia con i levrieri, per creare un movimento di condanna civile, per ottenere leggi di tutela e di riconoscimento dei levrieri come animali d’affezione e per far punire i reati commessi in tutti i Paesi europei.
Adottare un levriero
L’esperienza mostra che i levrieri salvati sono cani eccezionali con i bambini e con gli adulti, compagni in grado di condividere ogni momento della vita di chi li adotta, purché compresi e rispettati nelle loro caratteristiche etologiche. Sono cani sensibili, mansueti, intelligenti, impiegati anche nella pet-therapy e in progetti con bambini autistici e dislessici.
Pet levrieri intende non solo promuovere l’adozione, ma anche un pieno e corretto inserimento nelle nuove famiglie, che tuteli e promuova il benessere sia del nuovo arrivato sia degli altri animali di casa e degli umani. Vengono offerti un affiancamento post adottivo e iniziative formative. Quando utile, viene utilizzato il fostering, cioè l’inserimento del levriero in una famiglia temporanea, che lo prepara all’adozione, offrendogli esperienze positive di vita e di socializzazione.
Il fostering consiste nell’inserimento temporaneo del levriero rescue, gryehound e galgo, (salvati dalle corse e dalla caccia), provenienti dai rifugi, in una famiglia affidataria, preadottiva, che prepara e accompagna il cane verso l’adozione. Il fostering viene realizzato tramite una rete di famiglie (soci e sostenitori di Pet levrieri), formate adeguatamente, che accoglieranno nelle loro case uno dei levrieri destinati al foster,e si dedicheranno alla sua preparazione all’adozione lavorando su determinati aspetti.
A proposito di LUSH Nata nel 1995 in Inghilterra, Lush produce e commercializza cosmetici freschi e fatti a mano a base di ingredienti di prima qualità come frutta e verdura fresche, spesso biologiche o provenienti dal commercio equo e solidale, sintetici sicuri, oli essenziali purissimi e cioccolato. Tutti i prodotti sono realizzati nel rispetto dell’ambiente (sono spesso solidi e privi di confezione o dotati di un imballaggio riciclato al 100%), hanno una data di produzione e una di scadenza e sono cruelty free. Lush conta oggi circa 900 negozi monomarca nel mondo, di cui 39 in Italia. www.lush.it
A proposito di PET LEVRIERI ONLUS Pet Levrieri è un’associazione onlus dedicata a salvare, dare in adozione e valorizzare come animali d'affezione i levrieri da corsa e da caccia (greyhound, lurcher e galgo), sfruttati in Gran Bretagna, Irlanda e Spagna. Pet levrieri è indipendente da quanti sfruttano i levrieri, collabora con rifugi indipendenti in Irlanda, Inghilterra e Spagna, e si basa economicamente sulle quote associative e sulle donazioni. Chi vuole saperne di più, diventare socio, adottare o sottoscrivere, può visitare il sito: www.petlevrieri.it
Note per le redazioni
Perché il greyhound racing è crudele e perché è necessario che chiuda: 26 domande e risposte*1. Che cos’è il greyhound racing nei paesi anglosassoni?
Il greyhound racing è un’industria, dunque un sistema finalizzato a produrre profitto attraverso le scommesse sulle corse dei cani. L’industria è gestita attraverso enti come l’IGB in Irlanda e il GBGB in Gran Bretagna. In Irlanda, la delega all’industria dei greyhound è nelle mani del ministero dell’agricoltura.
2. Qual è la funzione dei cani nel greyhound racing?
I cani nel greyhound racing sono merci, mezzi di produzione di reddito, dunque soggetti a valutazione costo-beneficio. Il loro valore è legato al profitto che possono generare. Cani che non possono generare profitto non hanno valore e rappresentano un puro costo.
3. Quando i greyhound diventano merci?
I greyhound diventano merci prima ancora di nascere: le cucciolate vengono pianificate in modo da generare un surplus di cuccioli rispetto a quelli che possono essere assorbiti dall’industria. Questo fenomeno viene chiamato overbreeding. Dal momento che le corse sono basate sulla competizione e sulla prestazione, gli allevatori e i trainer ricercano il campione in una situazione di concorrenza e di mercato. Dunque ognuno cerca il campione e per farlo si mettono al mondo più cuccioli di quanti arriveranno a correre.
4. In che modo l’industria allena i greyhound?
Dal momento che le corse sono competizioni, i greyhound non devono sviluppare la tendenza alla collaborazione tipica dei cani da caccia. Per questo si cerca di limitare la socializzazione e i comportamenti di gioco al minimo indispensabile. I cani passano generalmente gran parte del proprio tempo in gabbia e spesso con la museruola. Il rapporto con l’uomo è funzionale allo scopo di ottenere profitto: non carezze, ma massaggi.
5. I greyhound si divertono e sono felici quando corrono in pista?
I greyhound nelle corse vengono portati al guinzaglio nel box di partenza, in cui vengono infilati a forza, appena finito di correre vengono bloccati. La loro corsa è diversa da quella dei cani da caccia che corrono liberi: non cooperano ma si ostacolano, corrono e sono costretti a percorrere traiettorie non naturali. Non prendono mai la preda e dunque ogni gara è un accumulo di frustrazione.
6. La corsa è pericolosa?
La corsa nelle piste ovali è per sua natura molto pericolosa: i cani arrivano alla prima curva alla massima accelerazione, e spesso perdono il controllo. La prima curva è spesso letale. Ad aumentare la pericolosità è la presenza della competizione in uno spazio ristretto: una collisione a 60 chilometri all’ora è rovinosa e mortale. A volte poi le esigenze del business portano a sfruttare i cani oltre i limiti naturali.
7. Cosa accade quando un greyhound si infortuna?
Nella maggioranza dei casi viene soppresso, perché curarlo sarebbe un costo, anche di fronte a infortuni curabili: quello che conta infatti non è che i danni siano riparabili, ma quanto questi possono influire sulla capacità futura di gareggiare. Se l’infortunio non consente al cane di continuare la carriera, spesso arriva l’eutanasia.
8. L’ambiente del racing è etico?
Il greyhound racing si basa sul gioco d’azzardo e i cinodromi sono spessi ambienti frequentati non proprio dalla crema della società. Peraltro è molto frequente l’uso del doping per aumentare le prestazioni dei cani.
9. Cosa accade ai cani che non servono più?
I cani ormai lenti o in qualche modo inservibili possono avere due possibilità: la prima è l’adozione, la seconda la morte.
10. Quanti cani vengono adottati ogni anno?
I programmi di adozione gestiti dall’industria in Irlanda e Gran Bretagna dichiarano ogni anno rispettivamente 600 e 4000 adozioni circa. A queste vanno aggiunte le adozioni gestite da rifugi e associazioni indipendenti, che hanno numeri sicuramente inferiori, anche considerando i costi necessari per preparare un cane all’adozione.
11. Quanti cani vengono soppressi ogni anno?
Non ci sono cifre ufficiali, perché vengono registrate le cucciolate e non i cuccioli e sono tatuati solo i greyhound che entrano nei circuiti delle corse. Si stima che in Irlanda e Inghilterra ogni anno vengano eliminati tra i 15000 e i 20000 greyhound.
12. In che modo vengono soppressi?
Alcuni vengono soppressi nei pound, nei canili. In Irlanda, nel 2013, sono stati eliminati in questo modo 427 greyhound, cioè il 76 % di quelli che sono stati portati in canile.
Molti vengono eliminati direttamente con metodi brutali: badilate, pistola a proiettile captivo, fosse comuni. In Inghilterra alcuni anni fa un uomo è stato condannato per avere ucciso circa 10000 greyhound. Altri vengono usati per la sperimentazione. Altri ancora vengono semplicemente abbandonati.
13. In che modo l’industria si occupa del benessere dei greyhound?
L’interesse dell’industria per il benessere dei greyhound è in primo luogo l’interesse di chi vuole mantenere in buono stato i mezzi di produzione che garantiscono il suo profitto. Dunque le misure finalizzate al benessere sono limitate a quanto necessario per questo: Un esempio è dato dalle dimensioni minime del kennel previste dal NGRC in GB (National Greyhound Racing Club): 2,3 per 1,5 metri.
Inoltre l’industria, soprattutto in GB, è sottoposta a pressioni da parte dell’opinione pubblica e dunque deve darsi un’immagine decente.
Tuttavia l’industria si autoregolamenta in questo settore e dunque molto spesso l’applicazione dei regolamenti, sia pur limitati, e la punizione dei crimini, sono insufficienti o inesistenti.
14. A cosa servono i programmi ufficiali di adozione dell’industria?
I programmi ufficiali di adozione dell’industria, noti con l’acronimo RGT, danno in adozione una parte dei grehyound ritirati dalle corse e in questo modo servono all’industria per darsi un’immagine compassionevole e pulita. Tuttavia molto spesso chi partecipa a questi programmi non è contrario alle corse in sé e mantiene il silenzio sulla reale condizione dei greyhound e sulle causa del loro sfruttamento, cioè sull’industria.
15. A chi giova il silenzio sulla reale condizione dei greyhound?
Il silenzio uccide, e giova solo all’industria, perché impedisce all’opinione pubblica di acquisire consapevolezza del problema e dunque allontana la fine del problema.
16. Alcuni dicono che l’industria non finirà mai, è vero?
Alcuni ritengono che sia inutile combattere contro l’industria, perché troppo profondamente radicata nella tradizione di paesi come la Gran Bretagna o l’Irlanda.
Queste persone dimenticano che l’industria è un fenomeno storico nato soltanto a metà degli anni venti del secolo scorso in un contesto economico e culturale molto diverso da quello odierno. Da allora molte cose sono cambiate e stanno cambiando, anche nella consapevolezza dei diritti animali da parte delle società occidentali. Il movimento per i diritti degli animali è oggi molto più forte e consapevole, per fare un esempio.
17. Il greyhound racing è in crisi?
La risposta è sì: per esempio negli Stati Uniti i racing è legale ormai sono in pochi stati, in GB molti cinodromi hanno chiuso i battenti e in generale il numero di spettatori è in netto calo.
18. Alcuni dicono che la crisi economica metterà fine all’industria, è vero?
La crisi economica ha creato seri problemi all’industria delle corse, ma l’industria cerca sempre nuove strade per mantenere i profitti: cerca comunque di aprire nuove piste, fa campagna nelle scuole per cercare di trovare nei giovani dei sostenitori, cerca nuovi mercati in Asia, incoraggia la presenza nei cinodromi con birra gratis o a buon mercato.
La realtà è che la crisi dell’industria è maggiore dove è maggiore la pressione dell’opinione pubblica.
Inoltre la crisi economica non è eterna, dunque confidare sulla crisi senza fare nulla vuol dire lasciare le cose come stanno.
19. Come mai alcuni sostengono a volte che l’industria chiuderà per la crisi e altre volte che non finirà mai?
Questo è curioso, alcuni sostengono entrambe queste idee. Ciò potrebbe sembrare strano ma in realtà c’è qualcosa in comune tra queste due visioni: l’idea che non sia necessario fare nulla oggi per cambiare le cose. Che sia impossibile o che non sia necessario non cambia nulla: le cose andranno come devono andare, secondo loro.
20. Alcuni dicono che parlando con i trainer sarà possibile cambiare l’industria dall’interno, è vero?
I trainer sono uomini, alcuni sono migliori di altri, alcuni possono anche arrivare a comprendere che allevare e allenare un greyhound per le corse è una crudeltà.
Ma nella misura in cui una persona alleva e allena greyhound per l’industria, partecipa dei meccanismi dell’industria, dunque partecipa attivamente al meccanismo per cui i cani sono merci utili per il profitto. Come tale è un ingranaggio.
Se è pensabile che alcuni trainer possano essere folgorati sulla via di Damasco, è irrealistico credere che un’intera industria arrivi a suicidarsi.
21. Alcuni sostengono che un trainer che fa correre i cani e poi li dà in adozione sia un interlocutore con cui dialogare, è vero?
Se una persona alleva o allena i greyhound nel sistema dell’industria li sfrutta da quando nascono, li espone a una vita triste e a pericoli inutili. Il fatto che invece di ucciderli quando non servono ne tenga qualcuno in casa o ne dia altri in adozione, non cambia nulla nella responsabilità che ha rispetto al sistema.
22. Alcuni ritengono che se il racing chiudesse sarebbe una tragedia perché non si potrebbe trovare casa alle migliaia di greyhound che dovrebbero essere salvati, e vero?
Ogni anno tra i 15000 e i 20000 greyhound vengono eliminati in Europa, dunque i costi della sopravvivenza dell’industria sono enormemente superiori. La vera tragedia avviene ogni anno da anni a causa dell’esistenza dell’industria.
23. Alcuni dicono che se chiudesse l’industria non ci sarebbero più i greyhound, è vero?
No, semplicemente sarebbero in numero minore e come per tutte le altre razze canine chi ne desidera uno come pet lo dovrebbe comprare, cosa che già si può fare oggi.
24. L’adozione di un greyhound è di per sé la soluzione del problema?
No, perché come abbiamo visto, adottare un cane interviene sugli effetti e non sulle cause.
25. Alcuni dicono che l’importante sia salvare più cani, indipendentemente da come si fa, è vero?
Evidentemente no. Salvare un cane in più è un’azione buona, ma se questo mette in secondo piano la lotta per eliminare le cause, se viene fatto con mezzi che aiutano l’industria non avvicina, ma allontana, la fine della tragedia.
26. Qual è la strada più realistica per eliminare la sofferenza dei greyhound?
Dal momento che l’industria non è disposta a suicidarsi, che cercare di cambiare la mentalità di chi investe nella merce greyhound per il profitto non è realistico, la strada più adeguata, l’unica, è favorire in tutti i modi la consapevolezza, nei paesi in cui è presente ma anche in Europa, che l’industria delle corse è una barbarie indegna di paesi civili.
Dunque si tratta di far conoscere la reale situazione, di denunciare tutti i casi di maltrattamenti, di organizzare la protesta e la pressione politica per costruire un movimento di opinione pubblica. Esattamente come si è fatto e si fa per la vivisezione, per esempio.
*Fonte: http://www.petlevrieri.it/
Bacio, Francy
io ho adottato due levrieri dalla spagna proprio grazie alle persone che stanno dietro a pet levrieri (che prima militavano in sos levrieri e poi hanno fatto nascere separatamente pet levrieri) :)
RispondiEliminaWow che cosa bella *_*
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